Nella rubrica I notturni, quella che chiamiamo un po’ dell’intimità, oggi lo spazio è di Linda. Condivide un evento molto grave accaduto dove opera lei, a Velletri. C’è stato bisogno di un po’ di spazio, di distanza e ancora sembra incredibile quanto accaduto. Grazie Linda per portarci nel cerchio con te oggi, in questa condivisione tanto intima ma necessaria.

Al termine della formazione entro come operatrice LPP nella casa circondariale di Velletri.
DAI DIAMANTI NON NASCE NIENTE
semi (di consapevolezza) per sorgere dalla palude

Questo è il progetto da cui prende avvio il gruppo.
L’intenzione è condividere con le persone che incontrerò quanto ho vissuto nella formazione LPP.
Il luogo degli incontri è un’aula scolastica, la cadenza settimanale, il sabato, nel centro della giornata. Quasi silenzio.
In carcere non c’è mai silenzio, eppure sperimenterò nel tempo che questa parte di Istituto, il sabato, è particolarmente tranquilla. Le finestre dell’aula affacciano sul giardino. Dopo anni passati nelle sezioni del vecchio padiglione, svolgendo altre attività, mi sembra uno spazio particolarmente apprezzabile. Anche i partecipanti riconoscono che questo luogo, frequentato da loro anche negli orari della scuola, di sabato si trasforma in isola.

Si pratica con il corpo, in movimento e nell’immobilità. Si pratica con la parola, che sa diventare silenzio.
Conoscersi per aprirsi e imparare a fiorire nella palude delle emozioni. Emozioni che coinvolgono e a volte lasciano in apnea. Addestrarsi a respirare consapevolmente, per riconoscere il sorgere e lo svanire, del respiro come del pensiero e dell’emozione. Lasciare scorrere uno spazio calmo che solo al nostro interno possiamo creare, perché si possa espandere fuori da noi.
Esercitazioni e condivisioni, corpo e mente in addestramento all’ascolto. Negli inevitabili cambiamenti tutto procede, insieme si cresce.

Poi, il 20 giugno, un evento mi sconvolge: un uomo, recluso a Velletri, è ucciso a mani nude dal compagno di cella. Dolore acuto, tristezza, dispiacere, il pensiero corre alle loro famiglie, ai compagni di detenzione, ai lavoratori dell’istituto. Tre santi respiri non mi bastano…un’onda di rabbia mi travolge. Com’è potuto succedere?

Art. 13 O.P. “Il trattamento penitenziario deve rispondere ai particolari bisogni della personalità di ciascun soggetto”.
Nei confronti dei condannati e degli internati é predisposta l’osservazione scientifica della personalità per rilevare le carenze fisiopsichiche e le altre cause del disadattamento sociale. L’osservazione é compiuta all’inizio dell’esecuzione e proseguita nel corso di essa…
Le indicazioni generali e particolari del trattamento sono inserite, unitamente ai dati giudiziari, biografici e sanitari, nella cartella personale, nella quale sono successivamente annotati gli sviluppi del trattamento pratico e i suoi risultati…”

Com’è potuto accadere che una persona detenuta sia stata lasciata sola insieme a un uomo con una diagnosi psichiatrica chiara e precedenti azioni di aggressione?

Un forte senso d’ingiustizia mi invade.

Ho quattro giorni per lavorare con le mie forti emozioni prima di incontrare il gruppo; attingo alla preziosa risorsa dei compagni di viaggio in associazione e dei supervisori. Prepararsi all’accoglienza non mi è mai parsa una prova tanto difficile. La guida è respirare e abbracciare.

Arriva il sabato e una nuova consapevolezza nella mai uguale routine dell’ingresso.
Qualcuno è già sceso e altri arrivano…lascio che siano loro a portare l’argomento.

Due ore e mezza trascorrono con spazio calmo, motivazione sull’importanza della mente, lavoro sul corpo, profondo ascolto e condivisione, Qi Gong.
scarico
levitazione
energetico leggero
morbido

Poi 20 minuti di Metta: gentilezza amorevole rivolta a me, alle persone in questa stanza, in questo luogo e oltre i cancelli.
benevolenza
dopo il temporale esce sempre il sereno (anche all’esterno oggi c’è rumore)
Qui assorbiamo stress, rabbia. Questa pratica aiuta a distendere, scoprire corpo e mente.
Evasione
rilassamento
beneficio
energia per affrontare un’ altra settimana

Qualche parola:
Sai, mi interrogo su questa donna che ogni settimana sceglie di stare insieme a noi.
Ci porti armonia, leggerezza, simpatia.

Oggi nessuno ha scelto di parlare direttamente di quanto accaduto.
È il loro spazio di libertà, torna sempre questa definizione. Mi dico che forse ne avevano già parlato abbastanza.

Occorrerà un’altra settimana perché qualcuno accenni direttamente alla tragedia. Si pratica per comprendere come la tristezza si trasforma in rabbia e poterla abbracciare. Stare nel silenzio per accogliere sé e poi l’altro.

Oggi Tong Len per risvegliare l’amore e la compassione, per poter accogliere e trasformare la sofferenza. Sofferenza che è massa di fumo che, come goccia d’acqua su pietra rovente, si dissolve nella mia inspirazione. Nell’espirazione inviamo la luce dell’amore che sorge dal cuore, rinfrescante, radiosa, una luce che porta pace, gioia e felicità.
Oggi non ho annotato le loro parole esatte, serenità per alcuni, nostalgia per altri.

Ora sono trascorsi mesi dagli incontri riportati, c’è stata una breve pausa e i partecipanti al gruppo sono in parte variati. Non cambia la fiducia nel gruppo e nella possibilità di trovare pace e una forma di liberazione. L’addestramento è ancora lungo.

Provo e ricevo sincera gratitudine