Bentrovati a Voi tutti!
Tengo ordinatamente un file con spunti e idee che mi frullano per la testa nei momenti più disparati (che possono tornare utili) e pure tutti gli editoriali scritti in precedenza.

Nell’arrivare alla nuova/ultima pagina, scorro sopra a ciò che è stato condiviso nei mesi precedenti sul blog…
Intravedo quando scritto lo scorso anno in questo stesso periodo e non posso fare a meno di soffermarmi a rileggere.
Quelle parole, scritte un anno fa, sono valide ancora ora.
Oggi, tuttavia, sento un’emozione potentissima. Decido di viverla, esplorarla, passandoci dentro.

Certamente non sono più la stessa persona di un anno fa e forse sto vivendo in modo diverso alcune esperienze comunitarie, forse ho cambiato prospettiva o semplicemente, con il passare del tempo e il cedere di ormoni e neuroni, sto diventando più suscettibile alle emozioni.
Altrettanto vero è che la fine di gennaio per la nostra Associazione è un momento importante di condivisione.
Quest’anno c’è stata un’intensità che a volte mi ha lasciato senza fiato. E… – credo di poter dire – di non essere stata l’unica persona a provare questo!

Provo a mettere in fila gli avvenimenti che si sono susseguiti e concatenati, per capire meglio.
Innanzitutto c’era la fine (formale) del 4° corso di formazione per operatori.
Questo percorso si è trasformato e arricchito ogni anno, grazie ai feedback raccolti dai partecipanti, ma soprattutto grazie a tanti momenti di condivisione interna.
Sempre a chiederci instancabilmente: cosa possiamo migliorare? quali strumenti possiamo dare in più? come possiamo diffondere la possibilità di questa opportunità in modo efficace?
Voglio cogliere l’occasione per ringraziare Laura Loparco e Massimo Bonomelli per tutta l’energia che hanno messo in campo: prima, durante e sempre. Senza risparmiarsi mai nel pensare e nell’approntare un percorso così esperienziale e trasformativo.
Grazie anche all’affiancamento di Francesca Cappa (in qualità di tutor del corso) e di Alessia Marchi (coordinatrice della formazione): come sempre, hanno fatto funzionare tutto al meglio!
Ringrazio anche Fabio Fassone che – con l’introduzione al CEB – ha dato un interessante spunto per comprendere come funzionano le emozioni.

Se osservo ancora più nel dettaglio, credo comunque che il principale contributo al successo di questa 4° edizione siano stati i partecipanti alla formazione.
Un gruppo stupendo di persone tanto diverse che si sono messe in gioco fin dal primo istante, con generosità e apertura: WOW!

Questa stessa attitudine si è manifestata nell’accogliere con grande apertura i partecipanti alle precedenti edizioni della formazione, giunti per vivere insieme il nostro ritiro annuale (a tutti gli effetti – momento “workshock”!) che – per questa edizione – verteva sull’elaborazione della “PERDITA”. Tema piuttosto difficile che viviamo tutti, non solo le persone detenute.
È stato un momento di introspezione profonda in cui tutti insieme – nessuno escluso – abbiamo lasciato andare e accolto, abbiamo riso e pianto. Delle cose nostre e di quelle degli altri.
Abbiamo sostenuto e ci siamo dati il permesso di venire sostenuti.

Abbiamo lasciato i nostri vissuti in “un tappeto”.
Nel corso delle giornate questo tappeto si è arricchito sempre più di post-it colorati in cui ognuno di noi ha scritto ciò che ha perso, ciò che ha trovato e quello che avremmo voluto lasciare andare.
Tempo, persone care, amore, lavoro, fiducia, voglia di vivere, soldi, l’aereo, due denti e tanto altro
Ma anche… lasciato la paura di non farcela!
Abbiamo lasciato agli altri lo spazio di leggere il nostro contributo e anche lasciato la possibilità di disegnarci sopra un cerchio, un sole, un cuore.
Ho usato volontariamente la declinazione del verbo “lasciare”… perché:
“Quando perdi, stai subendo passivamente, mentre quando lasci, sei parte attiva”
“Quando lasci, si crea spazio”

Catarticamente, abbiamo concluso le giornate di ritiro con una puja del fuoco durante la quale ognuno ha affidato brandelli di questo ricco tappeto, su cui prima abbiamo camminato.
“È stato come baciare con i piedi un tappeto di fiori”
“Una gran parte di quei post-it avrei potuto scriverli io”.

Ci sono poi stati momenti di condivisione di idee rispetto allo sviluppo del Progetto nel futuro, nel lungo termine e anche l’illustrazione dell’avvio della formazione pilota da fare nelle scuole (progetto di cui parleremo meglio in dettaglio) e delle possibilità di approfondimento della formazione condividendo esperienze vissute dai colleghi: protocollo rabbia, protocolli sul corpo (yoga, tai chi, aikido).

Abbiamo cercato di rappresentare una fotografia del lavoro svolto nel 2023 dall’Associazione, dando una sbirciatina alla proiezione dell’attività nel 2024.

Dietro a quelle poche slide… c’è tantissimo tantissimo lavoro!
Tanta passione, tanto impegno.
Tante persone coinvolte: con qualcuna è facile relazionarsi, con qualche altra è una sfida di pazienza.
Qualche volta è semplice: fila tutto liscio. Qualche altra volta, non è proprio così.
C’è una forte determinazione che deriva da una chiara motivazione.
Ci sono idee pazze.
C’è la grinta e il coraggio di “non mollare” finché non si arriva fino in fondo.
C’è anche la saggezza e l’umiltà di lasciare andare quando alcuni progetti non sono esattamente un successo, ma diventano esperienza da capitalizzare.

Abbiamo poi organizzato un importante momento di confronto online intitolato Cambiare sempre si può ospitando anche rappresentanti degli istituti penitenziari.
Ha avviato l’evento la Sindaca del Comune di Santa Luce Giamila Carli, che ci ha onorato della sua presenza. La parola è poi passata alla ven. Elena Seishin Viviani (Vice-Presidente dell’Unione Buddhista Italiana che sostiene da anni il nostro progetto grazie al contributo dell’8xmille).
Maria Vaghi, che coordina le attività con i vari istituti penitenziari in cui gli operatori LPP sono presenti, ha introdotto e accompagnato i relatori nelle loro preziose testimonianze: siamo partiti dalla Ven. Tashi e da Laura Loparco a rappresentare tutte le operatrici e gli operatori. La conversazione è proseguita poi con Rosalia Marino, direttrice degli Istituti di Vigevano e Novara; Teresa Di Stefano, funzionario giuridico-pedagogico presso il carcere di Palermo Pagliarelli; Emanuela Saita direttrice del master in psicologia penitenziaria e profili criminologici, con la collega Antonia Sorge dell’Università Cattolica di Milano; Andrea Bocconi, psicoterapeuta, autore e docente di scrittura per la relazione d’aiuto.
Ogni ospite ha offerto il proprio sguardo sul mondo del carcere per i ruoli che ricopre, rendendo l’insieme di prospettive molto ricco e certamente da approfondire ulteriormente. La registrazione dell’evento può essere seguita a questo link del profilo Facebook di LPP.

Dopo questo tavolo, Andrea Bocconi ha generosamente condiviso la sua esperienza in carcere dove ha portato un percorso di scrittura. Dopo un’interessante lectio magistralis, ci ha fatto mettere in gioco in prima persona con l’esperienza diretta della scrittura: non abbiamo potuto fare altro che constatare come anche questo strumento possa essere efficace per attuare la nostra mission!

Per finire, gli operatori attivi dopo aver condiviso con altrettanta generosità le esperienze vissute sul campo con una intensa intervisione, sono stati protagonisti durante la consegna dei diplomi di fine percorso ai neo-diplomati. Ognuno di loro ha accompagnato la consegna con una frase di augurio e di incoraggiamento.

Alla convention hanno partecipato anche: il Ven. Seiun Zampiero, Grazia Sacchi e Patrizio Lo Prete. Per motivi diversi, ognuno di loro è stato indispensabile per portare questo progetto qui dove siamo ora!

Be’ sì, in effetti… volevo cercare di capire da dove nasce questa emozione che, nonostante siamo giunti alla chiusura, ancora è lì e mi fa commuovere fino alle lacrime.

Ma, capire cosa?

Al di là di tutte le belle cose che la nostra Associazione Liberation Prison Project è riuscita a svolgere in questo anno e in queste giornate epiche, ciò che ancora mi commuove è sentire un’umanità così potente e determinata, è vivere la generosità, l’apertura, il non giudizio e la fiducia.

Ora, sento tutto questo ancora più potentemente e vedo sempre persone che non si risparmiano.

A tutti coloro che ho citato o a cui mi sono riferita, a chi sta leggendo, a chi ci sostiene, ai beneficiari (diretti e indiretti) del nostro Progetto, alle vittime e alle loro famiglie, a chi abbiamo perso e a chi non perderemo mai va la mia più profonda gratitudine per la condivisione di questo splendido viaggio.

“Siamo tutti nella stessa barca”.