La fondatrice di Liberation Prison Project visita per la prima volta l’Italia visitando i maggiori centri buddhisti nazionali e Progetto Liberazione nella Prigione con tutti i suoi volontari. L’occasione consente anche di organizzare una giornata nella Casa di Reclusione di Milano Bollate. Robina rimane subito colpita da una peculiarità del Progetto in Italia che lo caratterizza rispetto a quello americano o australiano: la centralità del rapporto diretto tra i volontari e i detenuti attraverso la presenza costante nelle carceri. In America è molto difficile riuscire ad avere i permessi per entrare in carcere sia per l’organizzazione estremamente rigida che per le grandi distanze sul territorio. Allo stesso modo è quindi difficile immaginare ritiri, corsi, eventi come quelli creati da PLP in Italia. Oltre oceano è molto più sviluppata la corrispondenza epistolare (circa 25.000 lettere al mese) e la donazione di libri alle biblioteche degli Istituti: “Uno stesso libro può passare nelle mani di moltissime persone senza richiedere nessun intervento dall’esterno; i detenuti in America non hanno nulla e le pene sono severissime e lunghissime: anche solo poter avere un libro è molto”.
Ven. Robina Courtin è una monaca energica e dal piglio deciso, parla in modo diretto ed estremamente pratico. Progetto Liberazione nella Prigione ha avuto la possibilità di confrontarsi con lei anche durante la serata organizzata presso il centro Mindfullness di Milano. Qui racconta la storia di una donna incarcerata con il marito per un delitto che non avevano commesso. Il marito era stato già giustiziato e a lei non rimaneva che attendere ancora anni primi di scoprire il suo destino. Ad un certo punto realizza una verità semplice ma fondamentale e rivoluzionaria: “Se non è possibile cambiare le cose fuori, posso però cambiare me stessa. Da dove posso iniziare? Dal mio modo di pensare”.
Robina Courtin è una monaca Buddhista di tradizione tibetana. Negli anni 60 era impegnata attivamente nei movimenti femministi e dal decennio successivo iniziò ad occuparsi anche dei diritti dei detenuti nelle carcere americane e australiane. Fu la direttrice editoriale delle pubblicazioni Wisdom fino al 1987 ed Editrice di Mandala fino al 2000. Nel 1996 ha fondato Liberation Prison Project, occupandosi di consigli spirituali ed insegnamenti attraverso corrispondenza, libri e materiali di studio nei confronti di persone detenute ed interessate ad esplorare e praticare Buddhismo.